martedì 7 aprile 2009

8- Uno straordinario ospite a tavola

Sciacca 27 giugno 2003 Aggiungi immagine
Stamattina sono uscita di buon’ora per andare alla Posta a pagare l’I.C.I. Uscita di casa tre passerotti saltellavano nella stradella e spiccarono il volo spaventati al rumore dei miei passi. Quell’immagine illuminò improvvisamente come un flash un ricordo molto lontano nel tempo, legato all’età dell’infanzia.
Abitavo a Ribera in una vecchia casa di via dei Gracchi al primo e secondo piano. D’estate tenevamo i balconi aperti per ventilare le stanze. Una mattina entrò nella stanza da pranzo, dal balcone aperto, un passerottino al suo primo volo. Io chiusi subito il balcone per lasciare che l’uccellino stesse un poco in casa per poterlo vedere da vicino ed anche per evitare che, incerto com’era nel volo, finisse in bocca ad un gatto di strada. Il passerotto non aveva paura. Si guardava intorno e di tanto in tanto saltava da un mobile all’altro, come per volersi esercitare. Io ero tutta presa da quella presenza. Non avevo nulla da fare e quell’uccellino esercitava in me un interesse nuovo. All’ora di pranzo la mamma invitò tutti quanti (eravamo in quattro) a sedere a tavola. Momentaneamente incuranti dell’uccellino, cominciammo a mangiare gli spaghetti. All’improvviso il passerotto saltò sulla tavola, calamitando la nostra attenzione. Trattenemmo il respiro per non spaventarlo. Egli si avvicinò a un piatto, afferrò col becco uno spaghetto e se lo trascinò fermandosi sull’orlo della tavola per mangiarselo in disparte. Lo mangiò tutto con tranquillità e soddisfazione. Noi eravamo stupefatti per la scena. Che ospite straordinario alla nostra tavola!

Quella non fu l’unica volta. Il passerotto a pranzo e a cena stava a mangiare alla nostra tavola senza alcun timore. Intanto le ali si irrobustivano. Dopo alcuni giorni pensammo che ormai potevamo tenere il balcone aperto e dargli la possibilità di volare via.
Il passerotto volò via, posandosi sul tetto della casa di fronte. “Che peccato – pensai – Ora si confonderà cogli altri uccelli e non lo rivedrò mai più”.
Il passerotto rimaneva ancora sul tetto e non osava spiccare il volo verso l’alto. Battei ripetutamente le mani e con mia grande sorpresa l’uccellino tornò al nostro balcone e poi rientrò a casa. Rimase a vivere ancora con noi per un’altra settimana circa. Tenevamo il balcone aperto e l’uccellino volava ogni giorno sullo stesso tetto e ritornava. A pranzo e a cena saltellava sulla nostra tavola e si serviva da solo dai nostri piatti, mangiando in disparte sull’orlo. Ci eravamo convinti che gli piaceva stare nella nostra casa e non sarebbe andato più via.
Un giorno però, dopo aver pranzato alla nostra tavola, volò come al solito sul tetto di fronte. Come al solito lo richiamai battendo le mani. Esitava. In alto passerotti adulti volavano e lui volgeva il capino ora a me ora ai suoi simili. Capii che stava facendo una scelta. Battei ancora le mani per attirarlo a me; gli altri miei familiari si affacciarono al balcone per ripetere il richiamo. Il passerotto spiccò il volo nel cielo, si confuse con gli altri e non lo vedemmo più.
Nietta

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