martedì 7 aprile 2009

2- Quattordici anni senza cielo

Sciacca 26 maggio 2003

Affacciata di buon mattino alla veranda, un quadretto lieto mi fece pensare ad un altro opposto. Tengo in giardino un grande sottovaso pieno d'acqua perché le mie quattro tartarughe possano bere e bagnarsi. La superficie tremolava. Chi muoveva l'acqua? Vidi un uccellino nero che con grande soddisfazione si faceva il bagno. Non beveva, ma si immergeva, si voltolava nell'acqua con divertimento, fin quando non volò via. Ne provai gioia, subito diventata pena per un altro uccellino che da quattordici anni non vede il cielo.
E' un canarino che un elettrauto tiene nella sua officina.
Quando porto la macchina da lui, mi rattrista lo spettacolo della gabbia che impedisce al canarino di vedere il cielo.
Chiesi una volta perché almeno la gabbia non sia tenuta all’esterno dell'officina (è già una tortura la prigionia), in modo che almeno l’infelice uccellino possa vedere il cielo.
Mi rispose che fuori il sole lo avrebbe ucciso.
Né cielo, né aria pulita, né la vista dei suoi simili: solo il puzzo dell’officina e il rumore dei motori.
L’ultima volta che entrai in quell’officina non potei fare a meno di esprimere la mia sofferenza per quella povera bestiola.
L’elettrauto mi rispose con orgoglio che, nonostante tutto, viveva da ben quattordici anni! Gli uccelli liberi sono esposti a maggiori pericoli e non vivono tanto!
Evidentemente per l’elettrauto la quantità di vita conta più della qualità.

Anch’io sono un po’ in colpa per tenere in giardino quattro tartarughe.
Anche loro sono prigioniere. Ma io cerco di ricreare il loro habitat naturale e non far loro pesare la cattività. Hanno tanto spazio, l’acqua, le pietre, il sole e l’ombra, la compagnia e il cibo quotidiano da me preparato e quello che possono avere il piacere di scovare in natura.
In giardino da qualche anno nidificano le tortorelle. Sono molto aggraziate e vivono in coppia. Alla bellezza della forma non corrisponde la voce, che è sgradevole, quasi lugubre. Invece da sempre vivono le gazze.
Anch’esse sono belle, ma rubano il cibo alle tartarughe e mi fanno disperare.
Un giorno una gazza ebbe la sfacciataggine di entrare in cucina e di avanzare fin sotto il tavolo, mentre io parlavo a telefono. Ma scappò via dopo essersi accorta della mia presenza.
Anche i gatti rubano il cibo alle tartarughe, perciò mi tocca fare la guardia.
Non voglio tralasciare le formiche che, quando tutti sono sazi, banchettano con i resti! Insomma alla fine della giornata non rimane nulla.
Sono contenta di vivere nella mia casa: non vedo la città, che è pur vicina (Il centro storico dista tre Km), c’è un po’ di campagna intorno, vedo il mare che è vicinissimo e posso andarci in estate col motorino. Il contatto diretto con la natura mi dà conforto.
Nietta

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