Mosina, la tartarughina salvata dall’acqua in cui era caduta, annegata e risuscitata, è tornata dalle sue avventurose vacanze durate 13 giorni. Era scappata il 10 maggio scorso e ormai mi ero rassegnata alla sua perdita. Oggi l'ho trovata per caso vicino alla mia casa e per quanto mi lambicchi il cervello non riesco a spiegarmi come abbia fatto a scavalcare il muretto di cemento armato che separa la villetta di mia madre dalla mia. Il muretto è alto 50 cm ed è sormontato da una rete metallica a maglie larghe alta un metro e mezzo. L'unica spiegazione potrebbe essere che si sia arrampicata sui tronchi obliqui delle piante rampicanti appoggiate al muretto, che abbia raggiunto la rete e sia passata da una maglia di quest'ultima. Raggiunto il mio porticato, si è buttata dentro una piccola aiola limitata da un muretto, che non è riuscita a scavalcare. L'ho trovata in quest'aiola, tra le piante grasse spinose. Non l'ho cercata: il caso mi ha spinto verso quell'aiola per estirpare una piantina indesiderata.
Se potesse parlare, quante cose ci racconterebbe di questi suoi tredici giorni di fuga! Forse ho sbagliato a parlare di vacanze. Scavalcato il muro di cemento, non ha incontrato altro che cemento, quello della strada e quello del porticato. Caduta nell'aiola, non ha trovato altro che cactus spinosi, senza un filo d'erba né acqua.
O forse ha trascorso gran parte della fuga nel giardino della mamma, in piena libertà, mangiando le lattughe da me piantate, e solo negli ultimi giorni ha sofferto la fame e la sete nell'arido cemento. Chissa!
Sono contenta che sia viva e in buona salute. L'ho rimessa nel piccolo recinto insieme alla sua compagnetta, dopo però aver rafforzato il perimetro della recinzione, per scoraggiare un'altra pericolosa fuga.
Nietta
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