domenica 19 aprile 2009

22 - Spenchi

Sciacca 8 aprile 2005

Si chiama così il cane di Mario, mio nipote, trovato cucciolo abbandonato nel bosco di Ficuzza vicino a Palermo. Il pullman, che trasportava alcune classi di bambini in gita scolastica, si era fermato a Ficuzza e il cucciolo era stato raccolto da un alunno di Mario. Era una morbida palla color latte con sfumature miele e faceva tenerezza. Il bambino che l’aveva trovato era risoluto a portarlo con sé e Mario glielo permise, pensando che avrebbe avuto problemi a collocarlo in un’altra famiglia se i genitori del bambino si fossero opposti a tenerlo in casa. Gli precisò che acconsentiva ad affidargli il cucciolo e se i genitori gli avessero negato il consenso, Mario se ne sarebbe preso cura. La sua bontà non gli consentiva che venisse abbandonato per la seconda volta.
Si sa che in un momento di tenerezza può nascere uno slancio affettivo, specialmente nei bambini che non riflettono sulle conseguenze.
I timori di Mario si avverarono quando il pullman dei gitanti fece ritorno a Sciacca.
I genitori del suo alunno non vollero tenere il cane in casa e glielo riportarono. Mario, che al pari del suo alunno si era intenerito per il suo abbandono, decise di tenerlo con sé.
Nei primi mesi di vita lo affidò alla suocera che lo curò con amore, nutrendolo con un biberon da neonati.


Quando fu più grandicello lo portò nel giardino della sua casa, recintato da un’alta rete metallica.
Sono passati due anni e il cane è ormai adulto, ma ancora giocherellone e vivace. Il suo mantello è diventato color miele con chiazze bianche. E’ un bel bastardo, alto poco meno di un pastore tedesco e ha un occhio castano e uno celeste. Mario e la moglie Io trattano come se fosse un figlio.

Spenchi saluta festosamente la sua padrona

Purtroppo, per motivi di lavoro, Mario e la moglie vivono a Palermo e tornano a casa nei fine settimana. Spenchi sta solo tutto il giorno. Io, che abito accanto, lo vedo malinconico accucciato davanti al cancello in attesa dell’arrivo dei loro padroni, i quali, quando fanno ritornano a casa, lo colmano di tante carezze e affettuosità, che il cane si sente ripagato per la solitudine sofferta nella maggior parte della settimana. Talvolta mi capita di sentire le scambievoli effusioni tra cane e padroni e io ne provo piacere.
Nei giorni in cui il cane resta solo, il papà di Mario viene in giardino due volte al giorno per portargli il cibo e controllare la casa.
Stamattina, preoccupato per aver sentito dei rumori nella casa disabitata, venne a bussare alla mia porta perché insieme a Maria Elena andassi a vedere se fossero entrati dei ladri. Dietro il cancello il cane abbaiava non tanto a me, che mi vede spesso e mi conosce, ma a Maria Elena, che ha visto raramente e non riconosce come una della famiglia. Varcato il cancello Spenchi si avventò contro di lei mordendole il braccio.
Per fortuna Maria Elena indossava un cappotto di piumino e i denti del cane non riuscirono a bucare il braccio. Ma lasciarono tre segni viola sulla pelle, senza che fosse uscito del sangue, uno strappo alla camicia e due buchi sulla manica del piumino. Il papà di Mario lo rimproverò aspramente e il cane sembrò capire l’errore. Mentre percorrevamo la stradella che conduce alla casa accarezzavamo il cane per fargli capire che non gli eravamo ostili.
Entrati in casa e controllato che nessun ladro fosse entrato e che i rumori provenivano da una porta lasciata aperta e mossa dal vento, uscimmo fuori e trovammo il cane accucciato dietro il portone ad attenderci. Teneva la testa china e tutte e quattro le zampe erano colpite da uno strano tremore. Guaiva sommessamente mostrando di avere capito l’errore commesso con Maria Elena. Teneva la testa bassa e la coda tra le gambe, quasi aspettandosi una punizione o forse per desiderio di essere perdonato. Maria Elena gli accarezzò la testa ripetutamente chiamandolo per nome. Spenchi smise di tremare, si alzò incoraggiato e scodinzolò la coda accompagnandoci contento fino al cancello. Tutti e tre lo accarezzammo emozionati per la sensibilità mostrata dall’animale.
Nietta

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